Diario ironico di chi combatte ogni giorno con la realtà (e perde con stile).

Qualche anno fa mi è capitato di parlare con una persona.
È partito tutto da una story su Instagram.

Una persona davvero interessante, nobile di cuore.
Una persona che non ho mai conosciuto di persona eppure, spesso, è molto più semplice aprirsi con qualcuno che non conosci e che ti divide solo da uno schermo.

Ti senti libero. Al sicuro.
Non ti senti giudicato, almeno lì per lì.

Per me era un supporto, un angolo pulito dove rifugiarmi in un momento davvero complesso che stavo passando.
Era una persona talentuosa e brillante, e questo mi stimolava.
Mi faceva sentire utile, capita, ma soprattutto considerata e ascoltata.

Finalmente qualcuno leggeva e ascoltava davvero quello che avevo da dire.
Quel senso di solitudine e frustrazione si era fatto un po’ più leggero.

Poi, all’improvviso, è sparito.

All’inizio mi ha ferito, mi ha umiliato.
E quella sensazione che sembrava essersi dissolta  quel sentirmi sempre fuori posto  è tornata a bussare alla mia porta con prepotenza.

Sono stati momenti strani.
Sentivo la mancanza di qualcuno che, in realtà, non conoscevo.
Che non sapeva niente di me, e io altrettanto di lui.

Eppure quelle conversazioni la mattina, o la notte nel buio della stanza, mentre il mio viso era illuminato solo dalla luce fredda del cellulare ma scaldato dalle sue parole mi mancavano.

I giorni, le settimane, i mesi passavano,
e dentro di me continuavo a sperare nell’arrivo di quel messaggio, di quella notifica.
Fino a quando, un pomeriggio, la tanto attesa notifica è arrivata.

Ricomincio a scrivere, a rispondere, ad ascoltare.
A leggere e a parlare con un altro essere umano, senza fatica.
Ma poi, di nuovo, i messaggi diminuiscono.
Fino a sparire per sempre.

Non ho mai più potuto parlare o scrivere a questa persona.
Qualsiasi sia stato il motivo, qualsiasi parola detta, non detta o rimasta sospesa…
È stata un’esperienza che mi ha scrollata, risvegliata da un torpore, da un’apatia che mi stava spegnendo.
Da una solitudine che mi mangiava dentro, senza che nessuno di non virtuale se ne accorgesse.

Ma allo stesso tempo, mi ha permesso di capire.
E per quanto possa sembrare assurdo, mi ha aiutata a riavvicinarmi non solo a me stessa,
ma anche a chi pensavo di aver perso e di non avere più al mio fianco.

Se raccontassi questa storia a qualcuno, probabilmente mi direbbe:
“Quindi sei stata ghostata?”
E forse sì.
Ma è proprio per questo che non la racconterei mai così.

Perché voglio , e ho bisogno  che rimanga un ricordo umano e pulito.
Perché ho bisogno di credere a quello che ho sentito e provato in quel momento.
E perché, sì, sono una sognatrice ad occhi aperti.
E non smetterò mai di esserlo.

Quindi, se mai tu , essere umano , ti rivedi in queste parole: grazie.
Mi hai fatto compagnia.
Mi hai ridato emozioni che da tempo non provavo.

Mi raccomando, se ti riconosci, non tirarti indietro.
Per qualsiasi cosa, ci sono. Con affetto e speranza,
Marika.

https://www.instagram.com/marikaorlando1/

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