Ahimè, sono un’inguaribile romantica.
Lo so, è anacronistico soprattutto in questo periodo storico, dove in parte è giusto sradicare certi concetti che potrebbero incidere sulle future generazioni.
E sono la prima a farlo con le mie figlie.
Ma sotto sotto, per me, diventa impossibile rimanere indifferente al più becero atto di romanticismo, quello che mi fa sognare a occhi aperti in ogni istante della giornata.
Mi piacciono le principesse che vengono salvate e baciate, mi piacciono i belli e i maledetti.
E per quanto possa sembrare incredibile e fuori dal coro, riesco a vedere del romanticismo perfino nel ghosting.
Non vuole essere una giustificazione, né un’accettazione di un gesto così brutale ma sono una fottuta sognatrice, e comincio a immaginare le storie più assurde e complicate dietro a quel silenzio.
E mi lascio travolgere.
Mi piacciono le storie strazianti, gli amori impossibili.
Mi piace da morire il lieto fine.
Sono figlia di una generazione che ci ha cresciute con amori tossici e passivo-aggressivi, spacciandoli per grandi storie d’amore. E sì, questo ha inciso.
Ricordo ancora quando, a nove anni, chiesi a mia madre di comprarmi un libro che avevo visto in edicola una mattina, andando a scuola.
È ancora nella mia libreria. Era blu scuro, con i profili e il titolo dorati: “Romeo e Giulietta”.
Quando iniziai a leggerlo, mi innamorai di quella tragedia, di quel dolore, di un amore così estremo e passionale che non riuscii più a smettere.
Poi arrivò lui: Leonardo DiCaprio, in Romeo + Giulietta.
Ero in seconda media, il professore di musica ci fece vedere il film perché stavamo studiando qualcosa a riguardo anche se non ricordo bene cosa esattamente.
Che dire: fu la mia prima cotta per qualcuno di non reale.
Mi feci regalare il DVD e lo consumai.
Ero innamorata della scena dell’acquario.
E lo so che non sono stata l’unica quindi, uscite allo scoperto.
Mi vergogno un po’ di essere così, mi sento in colpa e giudicata.
Come se fossi dalla parte sbagliata della storia.
Ma quando vedo una coppia che si bacia, che si abbraccia, quando vedo le proposte di matrimonio, le spose, o arriva San Valentino (lo so, festa commerciale e superflua e sì, ci si ama tutto l’anno)
…eppure mi piace.
Mi piace ricevere un fiore, un cioccolatino, un bigliettino.
Ho provato per anni a essere indifferente, ma non ci riesco.
Mi piacciono, punto.
Mi piacciono le commedie romantiche da impazzire.
E nonostante questo mio lato incurabilmente romantico, sono consapevole che dietro tutto questo ci siano dinamiche sbagliate.
Sostengo il cambiamento, la consapevolezza che stiamo conquistando — e ne sono felice, orgogliosa.
Insomma, sono una donna di 37 anni, decisamente immatura, con un lato oscuro che ama follemente le favole, i principi e le principesse.
Mi piace pensare che il romanticismo non sia morto.
Si è solo preso una pausa… o forse mi ha ghostata anche lui.
Non voglio smettere di essere romantica.
Voglio solo imparare ad esserlo nel modo giusto: senza perdermi, senza giustificare chi sparisce, ma continuando a credere che anche i cuori anacronistici abbiano diritto al loro lieto fine.
Cuori anacronistici, ci siete?


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